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Empatia e condivisione, capisaldi per la medicina generale

EMPATIA E CONDIVISIONE, CAPISALDI PER LA MEDICINA GENERALE.

Articolo del dott. Bastiani su Journal medicina e persona: L’evidenza nella nostra attività di MMG è che la cura è sostenuta dall’empatia medico-paziente.
In realtà l’empatia nel rapporto reciproco migliora l’esito e l’efficacia delle cure, come dimostrano molti studi recenti in diverse discipline, ivi compresa la Medicina Generale.
Per un ulteriore approfondimento visionare anche l’altro articolo del nostro blog su “l’Empatia del medico migliora l’efficacia terapeutica” 

Recentemente una splendido evento ECM  è stato promosso dall’Ordine dei medici di Torino (OMCEO) dal titolo “Relazione medico paziente, narrazioni cliniche tra corpo e psiche”.   Personalmente è stata una bellissima esperienza. Le lezioni teoriche sul ruolo e l’importanza dell’empatia e il ruolo dei neuroni specchio sono state affiancate da esercitazioni di gruppo.   D’altronde è quello cerchiamo di trasmettere da tempo nelle lezioni della Medicina dell’Essere.

Una fantastica nuova coscienza della persona oltre che dei medici sta lentamente nascendo

Nella cura che cosa sostiene l’operatore? Per meglio capire come rispondere alla domanda occorre partire dall’oggetto/ soggetto della cura, perché questi suggerisce il metodo. Che cosa dunque sostiene il paziente?
L’evidenza nella nostra attività di MMG è che la cura è sostenuta dall’empatia medico-paziente. Questa evidenza scardina vecchie teorie apprese durante la formazione universitaria secondo le quali il medico migliore è colui che sa mantenere un distacco dalla persona e dalle sue vicende umane . In realtà l’empatia nel rapporto reciproco migliora l’esito e l’efficacia delle cure, come dimostrano molti studi recenti in diverse discipline, ivi compresa la Medicina Generale.
La scarsa comunicazione medico-paziente genera invece scarsa aderenza alle terapie : il paziente non conosce la sua malattia, non conosce i rischi-benefici della terapia, non conosce il corretto uso del farmaco, il medico prescrive una terapia troppo complessa (Osterberg, NEJM, 2005)

La NICE Guidelines, p.67, 2016 propone “Offri a tutti i pazienti l’opportunità di essere coinvolti nelledecisioni che riguardano i farmaci da assumere.Cerca di capire in che misura il paziente desidera esserecoinvolto piuttosto che assumerlo a priori”

La percezione del paziente dell’empatia del medico è invece significativamente correlata alla soddisfazione dell’operato del medico stesso come pure significativamente correlata alla “compliance” del paziente stesso, all’aderenza alle terapie e alla concordanza (Hojat et al, Int J Med Educ. 2009, 1, 83-87)
Nella letteratura recente troviamo diversi esempi di migliorata aderenza : nella terapia della depressione (Bauer et al. 2016), nella terapia delle malattie reumatiche (van den Bemt et al. 2012), nella terapia della infezione da HIV (Flickinger et al. 2016), nella disassuefazione da fumo di tabacco (Champassac et al. 2014)
In particolare uno studio pubblicato nel 2012 in Academic Medicine “The Relationship Between Physician Empathy and Disease Complications: An Empirical Study of Primary Care Physicians and Their Diabetic Patients in Parma, Italy” Stefano Del Canale, MD, PhD; Daniel Z. Louis, MS; Vittorio Maio, PharmD, MS, MSPH; Xiaohong Wang, MS; Giuseppina Rossi, MD; Mohammadreza Hojat, PhD; Joseph S. Gonnella, MD (September 2012) è stato realizzato a Parma su 20.961 pazienti diabetici ed ha dimostrato che fra essi quelli con un medico di famiglia maggiormente empatico sviluppavano minori complicanze della malattia ed erano più aderenti alle terapie.

Ma che cos’è l’empatia? Dalla scoperta dei neuroni specchio avvenuta circa 10 anni fa a Parma ad opera del Prof. Rizzolatti (cfr. Un mondo condiviso, Ed. Laterza) come da pubblicazioni più recenti si è scoperto che l’empatia è una qualità cognitiva piuttosto che emozionale e si basa su una conoscenza delle esperienze e sulla loro condivisione. Possiamo quindi dire che è un processo e si svolge in un rapporto e si avvale di un metodo: la condivisione. L’empatia può essere un’attitudine innata o acquisita ed è requisito sufficiente per raggiungere obiettivi di salute dimostrabili scientificamente .Ma se l’empatia fa parte dei 3 pilastri che sorreggono la professionalità medica assieme a conoscenza e capacità procedurali (Novack, DH, J Gen Int Med, 1987) perché non incentivarla/ insegnarla nei corsi di studio universitari di medici e professionisti sanitari e negli aggiornamenti ECM ?
Che cosa sostiene l’operatore? Siamo convinti che l’operatore possa essere sostenuto così come il paziente da empatia e da condivisione, e che questo possa avvenire nel rapporto fra professionisti. Ma all’empatia serve un progetto, solo così genera condivisione.
Negli ultimi decenni nel contesto sanitario sono emerse emersi criticità e ostacoli alla cura : invecchiamento popolazione e aumento delle cronicità, diminuzione del tempo dedicato al paziente, SSN orientato verso criteri economici, indebolimento della figura e del ruolo medico, figura del medico percepita come egoistica, non etica, non autonoma, fiducia eccessiva nella tecnologia, medicina difensiva, aumento del burn out fra medici .

Sono così sorte in diverse parti del mondo e in contesti differenti forme di aggregazione spontanea nell’ambito delle Cure Primarie(*) Nel nostro paese le prime forme aggregative spontanee fra MMG sono nate in Emilia-Romagna nel 1993-1994 a Cesena e Rimini, nel 1995 a Reggio Emilia (COS), nel 1996 a Parma con il club del Giovedì (www.clubgiovedi.org) e nel web Koinè, sull’esempio della lingua comune dei greci antichi (www.koinè-parma@yahoogroups.org), fino all’avvio nel 2010 del progetto regionale Case della Salute con coabitazione di professionisti sanitari differenti per migliorare la qualità delle cure e favorire fra questi l’ integrazione e la collaborazione. I MMG sono stati protagonisti di questo cambiamento. Nella attuale complessità delle cure la scommessa è che la stessa cosa che sostiene il paziente sostenga anche l’operatore. Ma l’organizzazione da sola non è requisito sufficiente: riconoscere che l’io è anche un tu e che l’altro è un bene è anzitutto una decisione personale, l’inizio di un processo, è una esperienza cognitiva che accresce anche le competenze, e possono farla tutti .

Blog a cura del dott, Stefano Gay

Articolo di F. Bastiani. Medico di Medicina Generale AUSL Parma
Tratto dal Journal medicina e persona
https://journal.medicinaepersona.org/2017/08/14/empatia-e-condivisione-capisaldi-per-la-medicina-generale/

Bibliografia

(*)In Search of Joy in Practice: A Report of 23 High-Functioning Primary Care Practices. (Ann Fam Med 2013;11:272-278)
(**)Under the same roof: co-location of practitioners within primary care is associated with specialized chronic care management. (BMC Family Practice 2014)
(***)Evaluating the impact of integrated health and social care teams on older people living in the community. Louise Brown CQSW BSc(Hons) MSc, Christine Tucker BSc(Hons) MSc and Teresa Domokos BSc(Hons) SRN SCM Department of Social and Policy Sciences, University of Bath, Bath, UK.

DarioNavarroIta

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