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La GRATITUDINE dalle neuroscienze alla spiritualità

Premessa

Con piacere noi della “Medicina dell’Essere” vogliamo riprendere, ed integrare con la nostra visione,  un importante articolo sulla gratitudine uscito su pubmed edito dal dipartimento di psichiatria dell’università di Medicina del Cile.
Al fondo l’importate bibliografia.

La GRATITUDINE: dalle neuroscienze alla spiritualità

“L’etimologia della parola gratitudine ha diverse origini: dal dal latino GRATITUDO – GRATUS = grato nel senso di riconoscente, dal greco CHAR-TÓS = piacevole, giocondo, tutto ciò che crea grazia e gioia; dal  sanscrito GÛRT-A = piacevole, benvenuto;
In ambito scientifico il concetto di gratitudine è stato fortemente associato al benessere, descrivendolo come  uno stato emotivo, come un tratto o  una virtù morale.
Viene definita come un’abitudine ad osservare la vita e tutti gli elementi che la compongono in modo da  provare apprezzamento per il bene della vita  nonostante la grande varietà stimoli ricevuti nel corso delle esperienze personali
Sembra che inizialmente la gratitudine emerga come uno stato  affettivo quando si riconosce di aver ottenuto un risultato che è personalmente valutato come positivo da una fonte esterna. (5) (6)

ll dott. Froh spiegò che tale stato in generale implica che la persona percepisca di ricevere un beneficio prezioso, soprattutto se non è stato ricercato, meritato, guadagnato o secondario a intenzioni nascoste di un altro, questo in relazione a un atto di generosità da parte di uno specifico benefattore, o da altre fonti impersonali  come un evento, la natura o Dio (7) .

 

ANATOMIA DELLA GRATITUDINE

La maggior parte degli studi sulle neuroscienze utilizzano la risonanza magnetica funzionale come metodo di indagine della connessione corpo-mente. Si è così scoperto che la gratitudine è associata  diverse aree del cervello.  Tali aree possono variare  a seconda che la gratitudine sia valutata come un processo affettivo, cognitivo, percettivo o espressivo.
Tra le zone anatomiche cerebrali associate alla gratitudine sono state trovate la corteccia temporale superiore destra  , il giro temporale inferiore destro, la corteccia frontoparietale sinistra, l’amigdala  e la corteccia cingolata anteriore. Tuttavia l’area più coerentemente associata a questa abitudine  a percepire la vita è stata la corteccia prefrontale mediale (8) (9) (10)

In questo senso, la gratitudine  viene  intesa come un fenomeno a cui partecipano diverse zone del cervello coinvolte nel processo di riconoscimento, interpretazione, valutazione e risposta a determinati stimoli, sia cognitivi che emotivi, interni o esterni che siano.

Poiché consideriamo la persona come un unico sistema bidirezionale corpo-mente, numerosi studi su esercizi di gratitudine hanno dimostrato che l’allenamento costante  è in grado di portare a modifiche neurologiche cerebrali che ci permettono nel tempo di ampliare il sentimento di gratitudine come realtà stabile nella nostra vita, modificando stabilmente le sinapsi cerebrali.

 

CHIMICA DELLA GRATITUDINE

La gratitudine è stata indagata anche a livello molecolare cercando di stabilire se tale sentimento favorisse la produzione di molecole specifiche in grado di produrre modifiche sul nostro stato di salute..

Gli studi di psicobiologia hanno osservato il coinvolgimento di numerosi ormoni come gli oppioidi e principalmente l’ossitocina.
La sensazione di benessere dunque non deriva  da ciò che otteniamo dalla vita, ma dallo sguardo interno con cui guardiamo tutti gli eventi che ci accadono, producendo una grande quantità di oppioidi, molecole che creano chimicamente una forte sensazione di benessere e gioia.

L’ossitocina, con i suoi numerosi recettori nell’amigdala, è inoltre un neuropeptide coinvolto fin dalle prime fasi della vita, favorendo il senso di attaccamento emotivo del bimbo con la mamma  e che condiziona l’elaborazione dei comportamenti sociali nell’adulto.(11)
Un adulto con livelli basali inferiori alla norma di ossitocina può vivere con maggior frequenza situazioni di isolamento sociale, grave fattore di rischio per i processi tumorali,  e vivere la percezione di sentirsi escluso dal gruppo sociale nel quale vive.

L’ossitocina, insieme alla dopamina e all’adrenalina, è inoltre uno dei principali ormoni implicati nell’innamoramento e in quella sensazione di sentirsi “connesso” con la persona amata nonostante la distanza e il tempo.

Così come accade per la pratica della meditazione, un  allenamento continuo e costante nel tempo atto ad imparare un atteggiamento di gratitudine  porta ad un inevitabile cambio di coscienza, confermato dal rimodellamento neurologico e chimico del nostro corpo. Questo allenamento dunque potrebbe aiutarci a sviluppare una fede salda che tutto ciò che ci succede nella vita, sia le gioie che gli ostacoli e le difficoltà, accadono per il nostro bene e per la nostra crescita spirituale.

Le tradizioni mistiche ci insegnano che tutto ciò che accade nella vita è coscienza di Dio che si manifesta per il miglior bene collettivo.  Molti ricercatori spirituali cercano la “grazia” dell’illuminazione e del risveglio spirituale.  Ma come facciamo a ricevere tale grazia se noi per primi non viviamo nella gratitudine e nella bellezza?  La percezione che l’universo è immerso da una intelligenza superiore verso la quale noi non possiamo che essere i piccoli testimoni della bellezza in ogni ambito della vita rappresenta un livello di coscienza che nessuno può trasmettere ed è difficilmente comprensibile quando una persona non l’ha mai vissuto. Dunque secondo quest’ottica una presupposto fondamentale per mantenere la gratitudine costante nel tempo risulta quindi essere la fede.

Le neuroscienze sembrano confermare tale postulato poiché anche la fiducia è infatti regolata dallo stesso neuropeptide della gratitudine, l’ossitocina.
Gli studi hanno evidenziato che un aumento dei livelli plasmatici di quest’ormone è stato riscontrato in soggetti che partecipavano ad un gioco di fiducia in cui il comportamento collaborativo portava un beneficio per entrambe le parti. (12)

In un altro studio si è visto che , in un gioco di fiducia, la somministrazione intranasale di ossitocina era associata a un aumento delle somme di denaro affidate da un investitore a un fiduciario. (12)

Sentirsi aiutati e grati a qualcuno, sia esso Dio, l’universo, il vicino di casa, il nostro medico o il partner, stimola sempre una grande sensazione di pienezza, aumentando il senso di attaccamento e diminuendo il senso di isolamento sociale.  L’essere umano spontaneamente cerca supporto e ha la necessità di potersi fidare di qualcuno.  Uno studio prospettico  che ha seguito per 13 anni oltre 3000 ultracinquantenni di entrambi i sessi, realizzato dai ricercatori della Oxford Univerity, ha documentato che c’è una riduzione significativa della mortalità nelle persone che dichiaravano di ricevere supporto dal proprio coniuge e che avevano una rete di amicizie non eccessivamente grande, circa 6-7, ma stabile. (12)

A conferma di ciò è stato osservato che la gratificazione per il sostegno delle persone care induce modifiche cerebrali positive molto maggiori e attive rispetto alla gratificazione del denaro.  La percezione dell’aiuto, con tutta probabilità, mette in atto un contesto di suggestioni positive centrate sulla protezione, cui la psiche umana è particolarmente sensibile. I famosi studi del prof. Fabrizio Benedetti sull’effetto placebo dimostrano che gli stimoli sociali possono attivare nel cervello del paziente neurotrasmettitori che si legano agli stessi recettori ai quali si legano gli agenti farmacologici. Evidenziando quanto la capacità di affidarsi a qualcuno e la gratitudine percepita dalle persone  agiscono come i farmaci.(13)

Inoltre le aspettative positive non riguardano solo chi riceve aiuto; anche il cervello di chi lo fornisce ha una significativa gratificazione, riducendo l’attivazione delle aree cerebrali dello stress e aumentando quelle della gratificazione sopra descritte. (3)

Si è osservato che quando gli operatori sanitari percepiscono la gratitudine dei loro pazienti e si sentono grati, il loro benessere migliora, i loro livelli di burnout diminuiscono, aumenta la loro motivazione e promuove lo sviluppo di una pratica professionale più completa e riflessiva, tra gli altri vantaggi (14) .

Fiducia e Gratitudine sembrano così fortemente correlati dal punto di vista psicobiologico oltre che spirituale.

GRATITUDINE E SALUTE

Dopo tali indagini anatomiche e chimiche, appare sensato chiedersi quali possono essere i benefici sul nostro stato di salute, oltre che psicologico.

Ulteriori ricerche scientifiche hanno dimostrato che la gratitudine è associata a una diminuzione dei marker pro-infiammatori e un aumento della variabilità della frequenza cardiaca a riposo , una migliore funzione cardiovascolare, una migliore qualità del sonno e una diminuzione della pressione sanguigna, una migliore risposta immunitaria, livelli di emoglobina glicata più bassi e meno sintomi fisici in generale (11) .

Dal punto di vista della salute mentale, è stato associata a livelli più elevati di emozioni positive, soddisfazione di vita, aumento dei ricordi positivi e miglioramento del benessere spirituale. (15)

Inoltre si è registrato essere associata a livelli inferiori di stress nelle donne in gravidanza  oltre che a livelli minori di: sintomi depressivi  , ansia per la morte  , distorsioni cognitive associate al peso e all’immagine corporea  , sintomi associati allo stress  , sintomi di ansia , uso di sostanze  e tendenza al suicidio (11) (16). In relazione a quanto sopra, possiamo renderci conto dell‘importanza di promuovere la gratitudine nelle équipe e nell’assistenza sanitaria per una migliore qualità della vita del medico e dei pazienti stessi.

Sulla base di queste evidenze scientifiche non ci resta che indagare il nostro Essere e il nostro cuore, quello che le tradizioni orientali definiscono essere il centro energetico del quarto chakra e che approfondiremo in future trattazioni.

Presi dalla frenesia della quotidianità  spesso non siamo coscienti dell’abbondanza e della bellezza che la vita ci dona ogni giorno.
Quante volte abbiamo superato un momento difficile per poi accorgerci che quella tempesta emotiva in realtà è servita per farci crescere e per diventare quello che siamo oggi?
Riusciamo a cambiare i nostri occhiali di percezione per mantenere tale sentimento in modo costante e duraturo nel tempo?
Secondo quanto evidenziato, se riuscissimo a condividere tale sentimento anche solo con i nostri cari, questo potrebbe  aiutare le sinapsi del nostro cervello e la chimica del nostro corpo a produrre delle modifiche durature e positive per il nostro benessere e per il benessere di chi ci sta accanto.

Perché non donare a noi stessi e a loro un piccolo grande gesto di gratitudine per il modo in cui hanno cercato di amarci, con i loro modi e i loro tempi.

Nelle filosofie spirituali si sostiene che soffriamo  non per ciò che non ci viene dato, ma per l’amore e la gratitudine che noi non riusciamo ad esprimere verso i nostri simili e la vita. Un centro energetico del cuore in equilibrio è in grado di accogliere l’amore così come viene dato dalle persone e dalla vita che ci circonda. Se riuscissimo a fare nostro il presupposto che  tutto è coscienza che si manifesta,  che tutto ciò che ci circonda è energia “intelligente”,  potremmo comprendere davvero il senso di quella che dovrebbe essere la meditazione o la preghiera più importante di tutte, attraverso il mantra: “Amen….Grazie!”

Dott. Stefano Gay, direttore Medicina dell’Essere

 

BIBLIOGRAFIA

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-edizioni edra

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Álvaro Tala
Thanks for everything: a review on gratitude from neurobiology to clinic
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Giovanni Fioriti Editore

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Effects of a 10-day oxytocin trial in older adults on health and well-being
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Benedetti Fabrizio
La speranza è un farmaco” -Edizioni Mondadori

 


Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31859829/

stefano

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